In molte tradizioni si parla della “lingua degli uccelli”. Quando l’eroe ritrova il suo centro, la sua umanità, improvvisamente sembra capire il canto degli uccelli, il suo significato gli si svela e con questo egli ha accesso alla comprensione degli stati superiori dell’essere. Questo linguaggio é lo stesso degli Angeli ed esso é lo strumento per affrontare e vincere i demoni, le ombre dell’esistenza.
Sul piano umano questo linguaggio diventa la poesia, il linguaggio ritmato, il mantra.
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Se vogliamo ripristinare le nostre polarità, la nostra spontaneità naturale, il nostro bilanciamento abbiamo bisogno di modelli che li attivino e li stimolino a crescere. In altre parole abbiamo bisogno di alleati per intraprendere il viaggio.
Le tradizioni che utilizzano il linguaggio simbolico, i nativi americani, gli sciamani ci ricordano che gli animali ci portano una “medicina” naturale, un insegnamento che può aiutarci a rivelare e a guarire parti di noi, ogni volta che ci sintonizziamo con essi.
Gli animali associati al pensiero, al dialogo interiore ed alla voce, sono gli uccelli: i nostri alleati in questo viaggio di cambiamento.
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Non dobbiamo modificare il nostro dialogo interiore semplicemente per renderlo migliore. Ritrovare le polarità del nostro dire significa soprattutto essere noi stessi, in libertà e pienezza. Significa ripristinare spontaneità e leggerezza in tutti gli aspetti della nostra vita e questo passa attraverso la disponibilità di mettersi in viaggio alla riscoperta di se.
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Per attivare le polarità nel nostro dialogo interiore, nella nostra vita e portare o riportare più equilibrio e bellezza in noi, possiamo attingere alle risorse della nostra matrice, la nostra parte istintiva che cela e conserva la nostra vera natura.
Attraverso la voce, opportunamente indirizzata, possiamo ritrovare la nostra essenza che non può essere sbilanciata o distorta da condizionamenti esterni, mode o umori e malumori.
Il nostra voce é unica come le impronte digitali, ci appartiene e ci contraddistingue fin dalla nascita. Attraverso d’essa possiamo così ritrovare noi stessi, la nostra autenticità, il nostro equilibrio e ripristinare il flusso vitale.
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Quando caos, disarmonia,sbilanciamento si manifestano nel nostro dialogo interiore e nella nostra vita isolandoci dal flusso universale, possiamo ripristinare un nuovo senso di unità e armonia passando dalla dualità della separazione, all’unità della polarizzazione. Alto e basso, dentro e fuori, luce e ombra, creano e ripristinano flussi vitali e riportano pace e benessere in noi e nel nostro mondo.
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Quando siamo bilanciati e in equilibrio nel nostro insieme, tutto si svolge armoniosamente. Certo le sfide non mancano ma siamo meglio “attrezzati” nell’affrontarle.
Quando invece siamo sbilanciati da un’emozione, un pensiero o altro, tendiamo a creare ulteriore caos e disarmonia, dentro e fuori di noi. Le cose ci vanno più facilmente storte e diventiamo meno abili nell’affrontare le prove che ci attendono. Allo stesso tempo le risposte che otteniamo dalla vita, per risonanza sono più confuse e meno funzionali.
Questo é quello che molti approcci filosofici ed esoterici chiamano stato di separazione, dualità.
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Quando per troppo tempo viviamo solo un certo tipo di emozione, o comportamento, o pensiero corriamo il rischio di sbilanciarci. Ecco che se siamo sempre nella rabbia o nella paura, nella fuga o nell’attacco, nel vittimismo o nell’arroganza così come nella bontà o nella generosità o altro, ci identifichiamo solo con quello stato, dimenticando il “fluire”. Se questo dura per un periodo piuttosto lungo finisce anche che perdiamo consapevolezza dell’altro polo dell’equilibrio fino a quasi pensare che non esiste più e questo, soprattutto nel caso di poli “negativi”, può diventare fonte di dolore e sofferenze anche prolungate.
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Bilanciare le polarità é ciò che ci permette di trovare un’equilibrio. Se vivere un’emozione positiva ne controbilancia una negativa, è vero anche il contrario. La nostra lotta per l’equilibrio é costante, è questo lo stato d’animo più prezioso. Positivo e negativo sono i due poli tra i quali scorre la vita. Proprio come succede nella pila, se sono in equilibrio siamo carichi di energia, se uno dei due è carente o in eccesso andiamo in assenza, siamo scarichi e funzioniamo meno.
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Esiste un punto dentro di noi, all’altezza degli occhi e all’interno della scatola cranica, dove i nervi ottici s’incontrano (chiasma) e dove le antiche tradizioni esoteriche posizionavano la radice del terzo occhio (l’occhio dell’anima). È in questo punto che possiamo percepire il suono come suono universale: Om, Aum, Amen. Stimolando opportunamente questo punto, con una particolare postura e tecnica di canto, veniamo enormemente facilitati nel diventare osservatori del nostro dialogo interiore e suoi trasformatori.
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L’Osservatore non è in nessun luogo, non é ne bene ne male, semplicemente é.
Osservando comprende la realtà più profondamente e questo gli permette di essere libero, consapevole e di scegliere di volta in volta come agire, oltre gli automatismi.
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